Klänge des Verschweigens
Regie: Klaus Stanjek
Durch das Aufblättern eines Familiengeheimnisses begibt sich der Dokumentarfilm in die jüngere deutsche Vergangenheit und nähert sich tabubelasteten Zeiten wie weißen Flecken einer historischen Landkarte.
Lo zio segreto di Klaus Stanjek, Wilhelm Heckmann, ha sempre tenuto riservata sia la sua omosessualità, sia il fatto di avere trascorso un periodo lungo in diversi lager nazisti. Heckmann era un bravo musicista, ma omosessuale, quindi un «triangolo rosa», nella classificazione adottata dalle SS, che comprese da 7000 a 15000 tedeschi, di cui il 60% non sopravvisse alle torture del Nazismo. Era anche un pianista e un tenore ben noto, ma nei lager doveva suonare la fisarmonica, perché questo gli consentiva di restare in vita e di non finire a portar pietre lungo i 186 scalini della Wiener Graben. Heckmann finì a Dachau prima e a Mauthausen poi per la sua omosessualità. Ma come fece a sopravvivere per otto anni in lager dove la gente dopo al massimo tre mesi moriva di stenti? Klaus Stanjek cerca con il suo documentario di fare luce sul passato di un uomo e su una tragica parte della storia della Germania.