Bombenjahre
Regie: Christoph Franceschini
Zu Wort kommen außerdem Politiker, Journalisten und Vertreter von Gerichtsbarkeit und Polizei. Ergänzt wird das ganze durch Archivmaterialien. Darunter Filmbeiträge, die bisher noch nie ausgestrahlt wurden. Der Film bedient sich auch des Stilmittels von nachgestellten Spielszenen.
20 settembre del 1956: a pochi chilometri da Bolzano la dinamite fa saltare un traliccio. È il primo dei 361 attentati terroristici che causeranno ventun morti in Alto Adige, tra cui si conteranno quattro terroristi esplosi con i loro ordigni, due normali cittadini e 15 rappresentanti delle forze dell´ ordine. Responsabili del primo attentato, secondo la polizia, ragazzi sudtirolesi sotto la guida di Hans Stieler, tipografo del quotidiano "Dolomiten" di Bolzano. La polizia scopre che molti sudtirolesi si sono organizzati nel Bas, "Befreiungsauschuss Südtirol", il Fronte di liberazione del Sudtirolo. Tra il 1956 e il 1988, 157 persone vengono condannate dalla magistratura italiana, tra esse ci sono 103 sudtirolesi, 40 austriaci e 14 germanici della Repubblica federale.
Oggi, questi fatti sull´annosa questione della tutela della comunità di lingua tedesca in Alto Adige, sono diventati un film. Bombenjahre -die Geschichte der Südtirol-Attentate, ovvero la storia degli attentati in Alto Adige, è il titolo del lavoro del giornalista Christoph Franceschini che, visto il tema scottante, già si preannuncia come il caso diplomatico dellanno. Nelle sei puntate in cui è strutturato il documentario, ci sono interviste, materiale darchivio e scene rifatte. Sono state intervistate decine di persone, tra forze dellordine, giornalisti, terroristi, giudici e altri coinvolti nella storia di quegli anni. E solo due politici: Silvius Magnano e Pietro Mitolo, per lautore i più significativi. Nellambito di Bolzano cinema vengono proposte due delle sei puntate, rispettivamente la terza, sulla notte dei fuochi dell11 giugno 1962 e la quarta, Urla nella notte sugli attentati alle ferrovie dellItalia del Nord, dopo i quali gran parte dei militanti del BAS finì in galera.