Film di Kon Ichikawa, regista che, insieme ad Ozu, Mizoguchi e Kurosawa, ha contribuito a far conoscere agli spettatori occidentali la grandezza del cinema giapponese. Magnificamente girato in bianco e nero, è una meditazione lirica e spirituale sulla bellezza che convive con la morte e una delle dichiarazioni antimilitariste più significative dell’intero cinema giapponese. È un’opera-chiave per il cinema moderno, perché è una delle prime a usare la musica come protagonista e, dieci anni dopo Hiroshima e Nagasaki, ha il coraggio di interrogarsi sulla disumanità della guerra ponendosi come film-manifesto di un pacifismo senza tempo, in un tempo (il nostro, purtroppo) in cui il tema della pace è tornato ad essere di drammatica attualità.